lunes, 18 de abril de 2016

Cultura y Turismo : Cahuachi corazón del desierto, artículos de los diarios Oficial El Peruano del Perú, Il Fatto Quotidiano de Italia

TURISMO Y AVENTURA :

Cahuachi corazón del desierto

Este centro ceremonial, levantado en el desierto nasqueño, fue vital para los pobladores precolombinos. El templo sagrado administró extensos territorios. El visitante viaja en el tiempo y también tiene opciones para divertirse.

TURISMO Y AVENTURA
Cahuachi corazón del desierto
Este centro ceremonial, levantado en el desierto nasqueño, fue vital para los pobladores precolombinos. El templo sagrado administró extensos territorios. El visitante viaja en el tiempo y también tiene opciones para divertirse.

Un conjunto de grandes pirámides sorprende en el corazón del desierto iqueño: a 28 kilómetros de la ciudad de Nasca se ubican las pirámides de Cahuachi, el centro ceremonial desde el cual se establecía el poder político y religioso de los gobernantes de la cultura Nasca. Tenía influencia desde los valles de Ica hasta Acarí (provincia de Caravelí, Arequipa).

La más grande

En Cahuachi se realizaban ceremonias, ritos y comercio. Fue también la zona urbana más grande del mundo andino por sus construcciones de adobe de 24 kilómetros cuadrados. Su muralla destaca sobre otras construcciones como la Gran Pirámide, el Templo Escalonado y los enormes ‘montículos’ de adobe.

Este centro ceremonial nasca, compuesto por pirámides y templos con más de 2,000 años de antigüedad, es hoy un referente y visita obligada para turistas y científicos. Es el espacio que el arqueólogo italiano Giuseppe Orefici continúa excavando desde 1982. Aquí, ha encontrado cerámica y prendas de telas bordadas.

“Nasca concentra la belleza del paisaje, con lugares muy reconocidos por la arqueología, como Cahuachi; y el equilibrio de sus acueductos y la calidez de su gente. Por tanto, es una excelente alternativa de destino turístico”, refiere el guía Pablo Merino.

Cultura, gente y paisaje

También nos sorprende por su expansión. Y es que el ámbito de su influencia llegaba a zonas como Huánuco, Huancayo, Ayacucho, Pachacámac y Acarí.

“Vivieron aquí miles de personas que dependían del mar, de las buenas temporadas de los ríos, de las partes altas de Pampa Galeras, de las largas canalizaciones de agua potable. Ellos supieron unir su cultura, su gente y su paisaje”, explica Orefici.

En Cahuachi también se descubrieron los restos humanos más antiguos de Nasca, que remontan a 4,200 años de antigüedad. Se trata de un personaje femenino sacrificado en la base de un pequeño altar ceremonial dentro de la estructura llamada Gran Pirámide.

Otro destino de nuestra ruta es el pequeño pueblo de Tambo de Perro, que alberga rezagos de cerámica y cuerpos momificados de los nascas.

El clima del desierto peruano es un factor en la preservación, pero las prácticas de entierro también contribuyeron a la condición de muchos cuerpos, que se mantienen tras más de 1,200 años. “En esta zona los huaqueros han destruido y saqueado muchos de los restos arqueológicos”, comenta Pablo Merino, quienes recomiendan mayor control y vigilancia en la zona. (Blanca Vargas Jiménez)

Deporte extremo

Cultura y entretenimiento van de la mano. Además de Cahuachi, el turista puede recorrer el circuito de deporte de aventura. Los expertos recomiendan visitar Cerro Blanco, la duna más alta del mundo con 2,078 metros sobre el nivel del mar y Cerro Marcha, con 1,760 m.s.n.m. En ambas elevaciones se puede practicar sandboard o tabla sobre arena. En promedio, un tour puede durar cuatro horas. Tome nota: las salidas empiezan a las nueve de la mañana.

Datos

Para llegar a Cahuachi, las dunas y los acueductos hay paquetes turísticos desde 50 soles.Las salidas son desde la ciudad de Nasca.

Adrenalina. Para llegar a Cerro Blanco y Cerro Marcha, podemos hacerlo a bordo de un tubular, vehículo arenero.

24 km2 es la extención de cahuachi, la más grande del mundo andino.

( El Peruano )

Archeologo in Perù. “Sarebbe stato più facile lavorare in Italia, ma amo questa cultura” :

Giuseppe Orefici dal 1982 coordina gli scavi del centro religioso di Cahuachi, l’unica missione archeologica nel continente americano finanziata dal ministero degli Esteri italiano. "Non ho rimpianti e anche da lontano continuo a collaborare e mantenere i contatti con l’Italia”.

Ha lasciato l’Italia per studiare da vicino le civiltà precolombiane e grazie al suo operato a Nasca, città del Perù famosa per i misteriosi geoglifi conosciuti come “Linee di Nasca”, è stato portato alla luce quello che oggi è considerato il sito cerimoniale preinca in mattoni crudi più grande al mondo. Giuseppe Orefici, archeologo e architetto di Brescia, ha cominciato a viaggiare sulle tracce di antichi popoli quando aveva trent’anni e oggi dirige il Cisrap, Centro italiano Studi e ricerche archeologiche precolombiane con sede a Brescia e a Nasca. Qui dal 1982 coordina gli scavi del centro religioso di Cahuachi, un patrimonio storico unico non ancora noto al turismo di massa che oggi rimane l’unica missione archeologica nel continente americano finanziata dal ministero degli Esteri italiano.

“Per me sarebbe stato molto più facile lavorare in Italia – racconta il professor Orefici a ilfattoquotidiano.it – ma ho fatto una scelta per il tipo di formazione e di ambiente in cui svolgere la mia professione, per amore della cultura latinoamericana. Non ho rimpianti, perché ho seguito i miei studi e il mio lavoro, e anche da lontano continuo a collaborare e mantenere i contatti con l’Italia”.

La decisione è stata quella di partire per il Sud America alla fine degli anni Settanta, con spedizioni italiane che lo hanno portato a studiare e a seguire progetti di scavo e restauro dall’Isola di Pasqua al Chiapas, fino a Bolivia, Cile e Perù. A Nasca il progetto più significativo con Cahuachi, in cui Orefici ha investito tutto il lavoro di una vita, trascorrendo via via sempre più mesi nella città peruviana, fino a trasferirsi lì la maggior parte dell’anno.

“L’importanza di Cahuachi è enorme, basti pensare che il centro cerimoniale, che si estende su un’area di 24 chilometri quadrati, nel III secolo a.C. era molto più grande di Roma, che era una città – spiega il professore – Qui c’è materiale utile per studiosi di ogni disciplina, dai costumi della società alle ossa di camelidi”. Il sito, un complesso di 34 gruppi di costruzioni con piramidi, piazze, edifici, templi e sepolture, era conosciuto già dagli anni Trenta e negli anni Ottanta è diventato una missione finanziata dall’Italia proprio sotto la direzione del Cisrap. Gli scavi, la conservazione e il restauro delle rovine sono tutti a firma italiana, realizzati all’inizio grazie a fondi del ministero degli Esteri e donazioni private dalla Svizzera.

Quella che però potrebbe diventare una seconda Machu Picchu per il Perù, in realtà è stata scoperta solo per il 2-3 per cento, e le operazioni vanno a rilento per la mancanza di risorse. “Oggi il problema più grande sono i pochi finanziamenti – continua Orefici – Negli anni Novanta i contributi dal ministero degli Esteri erano di 60mila euro all’anno, oggi siamo a quota 3.500. Se si pensa che il costo per sostenere uno scavo archeologico si aggira intorno ai 1500-2000 dollari al giorno, e che solitamente devono essere impiegate circa ottanta persone, è chiaro che diventa un problema anche solo andare avanti”.

Orefici ha seguito il progetto fin dall’inizio, lottando contro la burocrazia italiana e straniera e i tagli alle sovvenzioni, e a Nasca nel 1999, in accordo con il ministerio de Cultura del Perù, ha fondato anche il Museo Antonini dove sono conservati e valorizzati i reperti che in questi anni di missione hanno permesso di ricostruire in parte costumi, vita ed economia di una delle più importati culture della costa meridionale del Perù.

“Negli anni Settanta era più facile sia lavorare con l’Italia che con il Perù, c’era meno burocrazia e più risorse – racconta il professore – Oggi in Perù c’è più resistenza verso i progetti degli stranieri, dovuta a un forte nazionalismo e all’identità riscoperta del Paese. Non tutti i progetti ‘esterni’ vengono visti di buon occhio, ma noi cerchiamo di andare avanti”.

Nel 2015 i lavori sono stati bloccati perché non c’erano fondi peruviani e per la prima estate non è stato possibile proseguire l’opera di conservazione e restauro. Intanto, però, l’impegno per promuovere e dare seguito all’attività continua: in programma ci sono collaborazioni con studiosi del Cnr e con università straniere dalla Polonia al Giappone, progetti, convegni e pubblicazioni, possibilità di stage e seminari per studenti consultabili sul sito www.progettonasca.org. Inoltre è stata aperta una foresteria nel Museo Antonini per ospitare turisti in collaborazione con l’operatore di turismo responsabile italo-peruviano PerùResponsabile. Un modo per sensibilizzare le persone sull’esistenza del sito archeologico, e anche per reperire fondi per finanziare quello che per il Cisrap è il “Progetto Nasca”, che comprende Cahuachi ma non solo.

“Nasca è famosa soprattutto per le Linee, che sono patrimonio mondiale dell’Unesco, e Cahuachi è all’interno dell’area, ma è ancora poco conosciuta, se non a livello scientifico – aggiunge il professore – È difficile farla conoscere, se il Perù non comincia a lanciare messaggi a livello turistico. Eppure, insieme ad altre rovine in città come acquedotti e siti di incisioni rupestri, Cahuachi potrebbe servire a rilanciare il turismo nella zona, che oggi è in declino. E’ anche quello che cerchiamo di fare con il nostro lavoro”.

( IlFattoQuotidiano.it )

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